Il termine karate è composto da due ideogrammi:
kara che significa vuota e te che significa mano;
il significato della parola karate è quindi mano vuota.
Il karate ha origini molto antiche, intorno al 520 d.c. infatti, il patriarca buddista Bodhidharma
(conosciuto in Giappone come Daruma Taishi) si trasferì dall' India in Cina nel monastero
di Shao Lin Su (Shorin Ji in giapponese), dove decise di alleviare la rigida
disciplina imposta dalla religione inseggando tecniche di respirazione e ideando, per i suoi allievi,
un metodo di addestramento fisico al fine di incrementarne la forza fisica e mentale gettando così
le basi delle moderne arti marziali.
Questo metodo di allenamento si è poi sviluppato e perfezionato assumendo il
nome di Shao Lin Su Kempo (in gapponese Shorin Ji Kempo).
Successivamente fu importato attraverso la Corea a Okinawa dove si mescolò alle tecniche di
combattimento proprio delle isole.
Questo metodo di combattimento chiamato To-De (mano cinese) e ribattezzato poi in
Okinawa-Te (mano di Okinawa) trovò il suo sviluppo quando,
intorno al XVI secolo, durante l'occupazione cinese prima e quella giapponese poi,
fu proibito il possesso di qualsiasi arma favorendo lo sviluppo di tecniche di
combattimento e difesa personale.
Le tre principali località dove questo veniva praticato portarono a tre specifiche denominazioni:
Tomari-te ( mani di Tomari)
Solo all'inizio di questo secolo però, grazie soprattutto a
Gikin Funakoshi, il karate di Okinawa diventa Karate-do ed esportato al di fuori dell'isola.
Funakoshi, nato a Shuri nel 1869, presentò la prima volta il karate al
pubblico giapponese nel 1922 quando professore presso l'università di Okinawa
tenne una dimostrazione su richiesta del Ministero dell'Educazione.
Il pubblico ne rimase talmente impressionato che, il Maestro, fu letteralmente
sommerso dalle richieste di insegnare a Tokyo.
Lì insegnò karate nelle varie università fino a quando, nel
1936, fondò lo stile Shotokan (dal nome del suo primo dojo)
e nel 1955 la J.K.A. (Japan Karate Association) dove svolse il ruolo di capo istruttore.
Tale associazione fu riconosciuta dal Ministero dell'Educazione quando il Maestro
era ormai morto, nel 1958.
Il Maestro Funakoshi amava insegnare il karate più che come semplice insieme
di tecniche, come metodo filosofico capace di condizionare ogni manifestazione della
vita umana, ponendo particolare attenzione sullo scopo principale di questa arte
che è quello di coltivare lo spirito dell'umiltà.
Uno degli elementi determinanti di questo sistema di combattimento è quello
di essere in grado di infliggere danni devastanti ad un avversario con un solo pugno
o calcio, ma fin dall'inizio veniva posta maggior enfasi al piano spirituale
piuttosto che a quello della semplice esecuzione della tecnica.
Questa disciplina infonde al praticante una consapevolezza di quelle che sono le sue
possibilità contribuendo a fargli raggiungere un equilibrio psichico e fisico.
Soltanto quando si è raggiunta la perfezione sia dell'aspetto spirituale, sia
di quello fisico ci si può considerare iniziate al karate-do.
Lo stile shotokan fu il primo ad arrivare in Giappone; esso sintetizzava le antiche
tecniche dell' Okinawa-Te con elementi tratti dal Judo e dall'Aikido fino ad ottenere
tecniche leggere e fluttuanti, con spostamenti e attacchi lunghi e penetranti.
In questo stile è molto importante la perfezione della tecnica poichè
si parte dal presupposto che una singola tecnica deve essere sufficiente a ridurre
all'impotenza l'avversario.
Infatti, in una situazione in cui ci si trova a fronteggiare più avversari,
potrebbe non esserci il tempo di portare più di una tecnica per ognuno di
essi.
Fu lo stesso Funakoshi, inoltre, ad introdurre nel 1921 l'uso di una divisa (karate-gi 0 keikogi) composto da una giacca (uwagi ),
da un paio di pantaloni (zubon) e da una cintura (obi) nella pratica del Karate confezionandola con le proprie mani
con un pezzo di cotone bianco acquistato da un grossista.
Precedentemente non c'era una regola nel vestire; spesso si praticava in abiti da lavoro o con quelli di tutti i giorni,
a torso nudo o con pantaloni corti.
Introdusse inoltre un sistema di gradi (colore della cintura) atto a stabilire una gerarchia funzione dell'esperienza
e capacità tecnica;
Lo studio e l'insegnamento del karate si struttura su tre diversi filoni:
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È l'apprendimento della tecnica e della conoscenza del prorpio corpo. Deve rappresentare
una pratica costante per portare il karateka ad un continuo miglioramento del proprio stile,
ad un sempre maggiore controllo del proprio corpo e dei propri limiti.
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Forme di combattimento simulato secondo una sequenza di tecniche stabilite, rappresentano l'essenza del Karate.
È grazie ad essi che possiamo godere di tutto ciò che è stato creato dai fondatori nel passato.
Il kata non è di facile comprensione per chi si avvicina alla pratica del Karate; la sua esecuzione infatti
richiede grande concentrazione ed atteggiamento mentale dato che si richiede di portare tecniche con forza, velocità
ed efficacia verso uno o più avversari immaginari.
La possibile applicazione reale della tecnica è non è codificata ed è quindi lasciata all'immaginazione del praticante.
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Combattimento vero e proprio nel quale due avversari si attaccano e difendono a vicenda.
Ci sono diversi tipi di kumite (Formale: nel quale va rispettata la forma, es. kihon ippon, ju ippon e Libero: ju kumite).
Nel kumite vanno sicuramente sviluppati (dando per scontati la conoscenza del proprio corpo e della tecnica) la valutazione
della distanza, la velocità e la percezione di movimento dell'avversario al fine di attuare le necessarie contromisure.
Sono tutti aspetti che richiedono una costante pratica per poter essere acquisiti e migliorati.
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MAESTRI NEI RAGGRUPPAMENTI GIAPPONESI
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